La notte si intreccia,
un rivolo di pensieri scivola sulla
pelle talmente piano fa
male. Troppo il calore, c'è una fiamma stridente, una torre che fonde in punta
di piedi e le ceneri soffiano invisibili tra le nacchere verdi dei
rami, stupenda risata
ma il pensiero è retrattile
quando, dopo nascosto
torna
s'insinua pericoloso
e ancora s'avvolge delizioso tra i
pori
si aggira
velenoso e mortale
i sensi tacciono
il respiro si annulla
quando gli occhi si socchiudono nella
tenebra familiare e scorgono
in piena dilatazione
lo sguardo miete all'infuori
l'immagine di un sapore
e null'altro scoppia ad esistere se
non dentro la vertigine
bugiarda
che riflette
rimanda
e tra il sonno discinto
e una veglia febbrile, surreale
resta l'impronta soffice
resta l'attimo dopo
resta la complessità di un assurdo,
prezioso come la punta dorata dell'emozione avuta in dono
l'oro che gocciola
che lava via
che riimmagina e disegna nel buio un
sè stesso talmente gargantuesco
da finire sopito e silente
nel rossore tardivo
come di piccola bugia svelata
seduta sotto un tramonto acerbo
in attesa che il sole arroventi
l'acqua che slitta sotto i piedi
Un oceano possibile
in cui disciogliere l'intero
arcobaleno dei pensieri
ed avere indietro
dentro la conchiglietta discreta
l'idea della gemma
dal granellino alla perlea saliva.
In fondo è soltanto questo
o è tutto qui...
l'umore dalla bocca disegna una riva
in punta di labbra
la posa su di un granello di sabbia
o polvere
cenere
fuliggine, che importa
ciò che resta, tanto
è sempre e solo
una bellissima perla