Una domenica di maggio per puro caso, per nuda curiosità o inconsapevole masochismo ho visto il film “Ecce Bombo” – di Nanni Moretti, anno 1978. Il destino, si sa, talvolta si diverte a giocare con le persone e cosa fa? Mi piazza sullo schermo un giovanissimo Alberto Abruzzese nei panni di Alberto, l’amico di Olga. Accadimento del tutto involontario, se lo relaziono all’intervista, anche perché la visione mi è costata un mal di testa resistente al più “activo” antidolorifico… Film alla Truffault, alla Godard… che allora incassò inaspettatamente un miliardo di lire contro gli 85 milioni spesi, almeno la curiosità l’ho soddisfatta, il piacere magari meno. All’Università IULM – Libera Università di Lingue e Comunicazione – trovo di fronte a me un quasi settantenne, un fior d’intellettuale – di lì a poco avrei scoperto quanto poco ama questa definizione – con i capelli raccolti nella coda ed il sorriso sornione e malizioso, da collezionista di pensieri. Ancora non sapevo cosa significasse imbattersi nei suoi arabeschi fraseggi intarsiati d’incisi, e ignara e sorridente gli racconto brevemente della mia piccola scoperta al termine della quale parto in tromba chiedendo:
Non trova la sua partecipazione un po’ radical chic?
Ma no! Si possono avere tanti altri atteggiamenti. Io non ho fatto solo quel film: a partire da “Io sono un autarchico” – primo lungometraggio di Nanni Moretti, del 1976- ne ho fatti due o tre con lui, e la cosa nasce dal fatto che Nanni si servì per tutta la prima serie di film – adesso meno perché adesso fa cinema tout court, cinema di mercato, insomma, come tutti lo fanno – di attori occasionali, presi, invece che dalla strada, dal suo giro di conoscenze, quindi si sceglieva le persone. Ed essendo lui uno che sceglieva le persone a ragion veduta, a me ha sempre fatto fare la parte dello stronzo e del figlio di mignotta!
He, he, he… perché?
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