giovedì 14 ottobre 2010

14 OTTOBRE 2010 – THE END OF TOMB RIDERS

Prescritto il processo a Marion True, la più amata dai Tomb Riders
Accusata di traffico illegale di antichità dall’Italia,
l’ex curatore del Getty non è più il capro espiatorio

ARTE | Il processo italiano contro Marion True, ex curatrice del settore Antichità del J. Paul Getty Museum (Los Angeles U.S.A.) si è bruscamente concluso ieri, mercoledì 13 ottobre, quando il Tribunale di Roma ne ha dichiarato la fine per decorrenza dei termini, o prescrizione. Le accuse mosse alla curatrice erano traffico illecito e ricettazione di antichità provenienti illegalmente dall’Italia, anche di pezzi procurati al Getty Museum, un caso che non ha precedenti nella storia. Il processo è iniziato nel 2005 e nel corso dei 5 anni l’accusa ha prodotto numerose testimonianze a sfavore dell’imputata, le prime indagini ufficiali a carico della True invece risalgono al 2000. Il suo incarico per il Getty Museum risale al 1986 e si è concluso nel 2005, anno d’inizio del procedimento legale vero e proprio. Nonostante la lunga durata del processo, la difesa non aveva ancora avuto modo di presentare i suoi testimoni a favore. Il dubbio resta.
Il Direttore del Museo d’Arte di Indianapolis, Maxwell L. Anderson, ha dichiarato che il processo è in realtà servito per creare un precedente clamoroso, servito per controllare l’attività di acquisizione di reperti archeologici da parte di numerosi Musei Americani, che molto spesso si sono serviti di dubbie strategie per l’accaparramento di pezzi antichi, una pratica che risale almeno agli anni ’80. Anderson ha definendo la True una specie di capro espiatorio che ha subìto nel nome di una pratica assolutamente diffusa e radicata. Anche il Procuratore Paolo Ferri ha dichiarato che il processo ha ottenuto lo scopo di modificare l’abitudine di molti musei di acquisire antichità di provenienza illecita.
Sono numerosi infatti i musei che negli ultimi anni, in cambio di collaborazioni e prestiti di opere, hanno provveduto alla restituzione di importanti reperti archeologici. Tra questi anche il Getty, che ha restituito oltre 40 pezzi. “Il Bulldog” Maurizio Fiorilli, l’avvocato italiano definito dal Telegraph “scourge of the tomb raiders” (il flagello dei saccheggiatori di tombe) che ha negoziato la restituzione di innumerevoli reperti da parte di Musei di mezzo mondo, ha sottolineato la duplicità della figura di Marion True: da un lato si è preoccupata di far restituire dal Getty ogni reperto reclamato dall’Italia perché frutto di un furto o di un illecito – sono circa 3.500 gli oggetti così provenienti dal sito archeologico di Francavilla Marittima in Calabria – dall’altra era una fedelissima del Getty per il quale procurava una serie di reperti senza analizzarne correttamente e a fondo la liceità della provenienza.
È del 1970 la convenzione stipulata tra tutti i paesi membri dell’Unesco che vieta l’importazione di “proprietà culturale”, proprio per impedire la spoliazione dei siti vittime tra cui l’Italia, la Grecia, ma anche l’Egitto e il Perù. La restituzione ai paesi d’origine non è da ritenersi una concessione, ma la restituzione del maltolto, come ha sempre dichiarato Maurizio Fiorilli, che suole accompagnare personalmente in aereo le opere dall’estero all’Italia. Al di là della convenzione Unesco, l’Italia è protetta anche da una legge risalente ai tempi di Mussolini in base alla quale ogni oggetto trovato sul suolo italiano appartiene allo stato italiano. La legge che oggi s’identifica nell’art. 826 del Codice Civile, recita: “Fanno parte del Demanio indisponibile dello Stato… le cose d’interesse storico, archeologico, paletnologico, paleontologico e artistico, da chiunque e in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo…” In ogni caso le accuse mosse alla True sono andate in prescrizione. Una nel 2007 e l’altra l’11 luglio 2010. I saccheggi nel Belpaese saranno finiti?

di Daniela Paola Aglione

Nessun commento:

Posta un commento