venerdì 17 settembre 2010

A COME ARTE, A COME ANATEMA - Giuseppe Veneziano si confessa su Arslife, riflessioni post Zeitgeist



Aveva più di 15 anni il castagno che Anne Frank guardava dalla finestra della sua prigione. A fine agosto, orami ammalato, un forte vento lo ha sradicato. Il proprietario del terreno decide così di renderne immortali le spoglie, inviandone frammenti in ogniqualdove. Uno di questi verrà affidato alle cure gentili, alle attenzioni metamorfiche del nostro Giuseppe Penone, cui è stato affidato il compito di traghettare la materia lignea agli oceani dell'eternità, per il parco artistico Kroller-Müller di Otterlo, in Olanda. Gesto cortese, la provocazione a riposo, sostituita da più confortevoli aure estetizzanti. Confortevoli come il gesto artistico di un Ugo Nespolo - di cui pubblicheremo l'intervista esclusiva che ha rilasciato ieri per HOUSE, LIVING AND BUSINESS Nr.6 - che della patafisica coglie l'aspetto giocoso, che delle contaminazioni con il mondo della moda, dell'arredamento o dell'editoria vuole cogliere quella capacità d'avvicinamento ad un pubblico più vasto. Lo stesso pubblico, più o meno scremato, più o meno sezionato, più o meno intenzionato, che osserva e/o compra e/o frequenta i mondani mondi dell'arte. Tutti in silenzio a seguire le bizze di un Cattelan indaffarato a comprare una moquette rossa, neanche si trattasse di trovare il Santo Graal, a vedersi un Bros (chiamato per l'occasione Davide e non Daniele, Nicolosi ndr.) in prima pagina dal Corriere della Sera del 4 agosto 2010, che ne conclama l'artisticità, a stupirsi per una Chiesa Ortodossa Russa offesa nell'intimo per le opere degli Alexander Kosolapov o dei Blue Noses di turno. Ma come recita il vecchio adagio di La Rochefoucault, Parlar bene o parlar male di una persona, l'importante è che se ne parli. Il sapore cambia quando a parlar di qualcuno lo fa il soggetto stesso. Giuseppe Venziano parla di sé, firmando un pezzo-confessione-spiegazione-giustificazione su Arslife il 13 settembre 2010. "L’arte, da sempre, ha dovuto fare i conti con un sistema sociale che tenta di imporre le proprie regole. Ma tutti sappiamo che non esiste arte se non c’è piena libertà di espressione da parte dell’artista". Non è stato semplice leggere quel soliloquio ricco di superfici piane e sdrucciolevoli. Mi sono affidata ad una delle tante spiegazioni possibili per quel "sistema sociale", quella del sociologo statunitense del secolo scorso Talcott Parsons: Ne Il sistema sociale Parsons definisce il sistema come un insieme interrelato di parti che è capace di autoregolazione e in cui ogni parte svolge una funzione necessaria alla riproduzione dell’intero sistema (fonte Wikipedia). Difficile credere che una qualche entità superna quale il suddetto sistema sociale, entri nel sistema dell'arte per dettarne delle regole. Sono forse i soggetti stessi del Sistema dell'Arte che premono nei limiti del proprio potere per convogliare artisti, scambi di mercato, valori da investimento, marketing delle anime. Come sottolinea il Giornale dell'Arte nella sua indagine, l'Anticlassifica, stilata tirando le somme delle preferenza dei propri lettori a livello internazionale. Veneziano scomoda dalle tombe Socrate, Piero Aretino, Caravaggio, Galileo, Goya, Oscar Wilde, Egon Schiele e Pasolini per citare alcuni esempi di artisti di "rottura", dimenticandosi comodamente che l'hegeliano concetto di tesi - antitesi - sintesi può avere più campi d'azione, persino la ciclicità evolutiva del pensiero e delle correnti artistiche. Ma Veneziano si ostina nel ritagliarsi un'immotivata redenzione su cui invito alla riflessione: "Ho riflettuto a lungo sul perché alcune mie opere scandalizzino e siano oggetto di polemiche. Anche in questo caso la questione è complessa. Ogni società civile è retta da diverse istituzioni. L’istituzione è regolata dalla moralità dei comportamenti umani. Tuttavia, la categoria della morale non ha niente a che fare con l’arte: assolutamente niente. Ecco perché l’istituzione e l’arte sono sempre inconciliabili, tranne quando l’artista si attiene alle direttive che vengono impartite dal sistema istituzionale. Il quel caso, però, parliamo di arte di stato, o di arte di regime." La morale ha a che fare con l'uomo stesso, difficile scinderla dalla sua stessa identità, benché ne segua i cicli storici. La domanda dovrebbe essere piuttosto "quale morale" o più imperfettamente "quali morali" ci accompagnano e la mia domanda sincera che rivolgo a Giuseppe Venziano è quale sia l'arte di regime qui, in Italia, oggi. Non molti sanno che a Milano a maggio si è consumata nel silenzio, alla galleria Antonio Battaglia, Cronache Mitologiche, la personale di Filippo Panseca, "ucciso" - come lui stesso afferma in un'intervista al Corriere della Sera del 23 agosto scorso, per essere stato amico dei potenti (Bettino Craxi, ma anche Silvio Berlusconi) nella Milano da bere, andata di traverso dopo Mani Pulite e quindi considerato artista di regime, quello socialista. Molto rumore per nulla, Veneziano, meglio il pennello che la penna.

GIUSEPPE VENEZIANO, RIFLESSIONI POST ZEITGEIST
• Arslife.it
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• Lastampa.it
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• Ilgiornaledellarte.com
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