Milano, una mattina a Palazzo Reale, Salvador Dalì e Maurizio Cattelan
Per un po’ saranno vicini di casa, ma in cos’altro sono vicini?
La coda per entrare a Palazzo
Reale si allunga per tutto il cortile, nell’attesa di entrare a vedere
la mostra di Salvador Dalì, “Il Sogno si avvicina”; si fa in tempo a
verder uscire almeno quattro gruppi di visitatori e alcuni sparsi che,
senza aspettare, salgono a vedere quella di Maurizio Cattelan, “Contro
le ideologie”. Dopo aver preso un po’ di sole e fumato due sigarette
(politically uncorrect dirlo?) il guardiano al piano terra sguinzaglia
l’ennesimo gruppo di cui faccio parte anch’io, salgo le scale e mi
compro da brava cittadina due ingressi, quello da cinque euro per
Cattelan e quello da nove per Dalì. La mia prima scelta mi porta a
sinistra, da Cattelan, per cui mi addentro rapida verso la sala delle
Cariatidi, benché la mia attenzione sia disturbata dalla mostra
“Di-segni d’Oriente e d’Occidente. Adonis e Marco Nereo Rotelli” per la
decoratività di ciò che mi soffermo un pò a vedere, e l’ovvietà del
lavoro esposto. Il primo incontro è con la donna crocifissa, incassata
nella parete. Con lei inizia la confidenza con un’aria strana, cioè
cominci a fare i conti con quel che vedi, perché cerchi di risolvere la
visione di quella donna immobilizzata, ma con garbo, no, ci sono le
imbottiture… se non fosse per i chiodi nei palmi forzatamente girati
all’insù (il gesto è quasi doloroso se trattenuto per soli dieci
secondi, provate) ma poi sei subito disturbato dal rumore del tamburino
che l’avatar del Cattelan che fu, sta suonando alle tue spalle da
un’altezza di dieci metri nella vetusta, malconcia e splendida sala
delle Cariatidi. E quindi segui il suono, entri nella sala e scopri che
Papa Wojtyła è stato abbattuto....
LEGGI TUTTA LA RECENSIONE di Daniela Paola Aglione
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